Tra l’incantevole verde del Parco Nazionale della Sila e il mar Ionio, sorge la città di Rossano Calabro, uno scrigno di storia e cultura di un valore inestimabile.
Fondata dagli Enotri, Rossano è una città che ha visto passare molte epoche, tra cui Romani, Normanni, Spagnoli e Bizantini, con i quali Rossano ebbe il suo periodo più importante, poiché divenne il centro strategico dell’Impero di Costantinopoli o Bisanzio, attuale Istanbul. Le sue strade raccontano storie di conquiste, influenze culturali e una profonda eredità storica che affiora nelle mura dei suoi monumenti antichi, come testimonia il X secolo. Fu infatti, un secolo drammatico per tutta l’Europa tranne che per Rossano, che in questo periodo conobbe il suo massimo splendore; divenne infatti sede di Vescovado e dello Stratego oltre che il più importante centro urbano della Calabria.
In questa città che un tempo era uno dei punti nevralgici e il punto d’incontro fra Oriente e Occidente, nacquero personaggi di grande importanza religiosa tra cui: i Papi Zosimo, Giovanni VII, Zaccaria, Giovanni XVI Filagato; San Nilo monaco basiliano, eremita, abate e amanuense, fondatore dell’abbazia di Santa Maria di Grottaferrata. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa ed è santo patrono di Rossano e Grottaferrata.
La città è rinomata, oltre che per la famosa liquirizia di Rossano, per i suoi affreschi e mosaici che adornano le chiese e i luoghi di culto e in questo ambiente ricco di radici culturali e religiose non potevano non arrivarci tesori sacri di inestimabile valore, come il Codex Purpureus Rossanensis, arrivato a Rossano probabilmente con il monachesimo bizantino che si espanse in Calabria.
Il “Codex Purpureus” è un antico manoscritto che contiene i Vangeli scritti in inchiostro dorato o argentato su pergamena di colore porpora. Questo termine è di origine latina, dove “codex” significa libro o manoscritto mentre “purpureus” indica il colore porpora.
Il Codex Purpureus Rossanensis è uno dei più antichi evangeliari esistenti al mondo, reso oltremodo prezioso ed unico grazie alle sue bellissime miniature, capolavoro dell’arte bizantina. È un Vangelo miniato scritto in greco risalente al VI secolo.
Il manoscritto contiene il Vangelo secondo Matteo e quello secondo Marco, acquisendo un’eccezionale preziosità e unicità grazie alle sue straordinarie miniature, autentiche opere d’arte bizantina. Questo manoscritto contiene i frammenti di un ciclo di miniature raffiguranti la vita di Cristo, il più antico conservato in lingua greca.
È composto da 188 fogli (376 pagine) di pergamena e 14 miniature di cui 12 raffigurano la vita di Cristo, una attribuisce il titolo alle tavole dei canoni che sono andate perse mentre l’ultima è un ritratto di Marco.
Il manoscritto ha una storia affascinante che si intreccia con le vicende della città di Rossano. Custodito gelosamente nella Diocesi, questo tesoro è stato scoperto solo nel X secolo, quando la città era sotto il dominio bizantino. La sua conservazione nel corso dei secoli è stata un miracolo, considerando i numerosi eventi storici e le trasformazioni politiche che hanno interessato la Calabria.
Il Codex Purpureus Rossanensis ha un valore storico e artistico senza eguali, è molto più di un’opera d’arte; è un ritorno al passato, un documento storico che ci offre un’inedita finestra sul mondo bizantino del VI secolo. Le illustrazioni, i simboli e le scritture rivelano non solo la maestria artistica dell’epoca, ma anche la profonda connessione tra arte e religione.
La scelta di scrivere i Vangeli in inchiostro dorato o argentato su pergamena porpora non è casuale, ma riflette un profondo significato simbolico. L’uso della pergamena porpora, infatti, era un simbolo di ricchezza e prestigio durante l’Impero bizantino, poiché la produzione del colore porpora era un processo costoso e laborioso.
Il colore porpora era associato alla nobiltà e al lusso. Questo gioiello prezioso ci offre uno sguardo affascinante sulla cultura e sulla spiritualità dell’Impero Bizantino.
La sua pergamena porpora continua a brillare, trasmettendo la ricchezza di un’epoca ormai lontana e grazie al suo valore, il Codex Purpureus Rossanensis, è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità e inserito nelle liste Unesco nella categoria “Memory of the Word”, il 9 Ottobre 2015.