La Città di Pietra: Un viaggio nelle Grotte di Zungri

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Zungri: La Città di Pietra

La regione del Poro o regione di Capo Vaticano è quel promontorio della Calabria centro meridionale che si protende nel Mar Tirreno tra il Golfo di Sant’Eufemia a Nord e il Golfo di Gioia Tauro a Sud, la Vallata del fiume Mesima ad est lo separa dal massiccio delle Serre. La parola Poro significa valico, passaggio, terra di santi e di briganti; una grande area dove il fascino dei luoghi, la bellezza del panorama, la storia, l’autenticità, la cultura e l’enogastronomia custodiscono nell’insieme la grande bellezza di uno spazio unico, tra il mare e la montagna.
Zungri, la città di pietra, è un borgo rurale ed è stato uno dei territori più importanti dell’altopiano del Poro. Scendendo verso il suo centro storico si apre un promontorio costellato di siti rupestri, grotte scavate a mano dall’uomo, ripari naturali e cenobi che raccontano quel primordiale abitativo a pochi chilometri dalla Costa degli Dei.

Le Grotte degli Sbariati o degli Sbandati

Ad abitare per primo questo luogo furono gli “Sbariati”. Sulle cause del loro insediamento ci sono ancora diversi studi; nel dialetto zungrese, il termine Sbariato è attribuito alle persone visibilmente preoccupate, e al tempo stesso confuse, smarrite, irrequiete.
Alcuni studi identificano questa popolazione come “torme di sbandati” che, minacciati dagli attacchi Saraceni si riuniscono a riparare tra i monti scampando ad un morte crudele. Altre ipotesi affermano che gli Sbariati era una popolazione proveniente dall’Oriente, forse monaci basiliani che fuggivano alle persecuzioni iconoclaste; altre ancora affermano che questo sito fu abitato da nuclei familiari che nel periodo angioino avevano abbandonato il loro villaggio e si erano dispersi nei casali e villaggi per sfuggire al fisco e alle angarie feudali.
Comunque sia la comunità che vi abitava era dedita principalmente all’agricoltura e alla pastorizia. Le grotte venivano utilizzate non solo come abitazioni, ma anche come luoghi di lavoro e stalle. Questi ambienti scavati nella roccia testimoniano l’ingegno e la capacità di adattamento degli antichi abitanti di Zungri.

Il sito archeologico

Oggi l’insediamento rupestre degli Sbariati è un sito archeologico che si estende per oltre 3 mila metri quadrati e conta più di cinquanta cavità scavati nella roccia di tufo. Le abitazioni rupestri presentano caratteristiche uniche: alcune grotte hanno piccole finestre per l’aerazione e la luce, altre dispongono di fori circolari nella parte superiore per la ventilazione. Le pareti interne mostrano segni di adattamenti e modifiche, suggerendo che le grotte sono state utilizzate e modificate nel corso dei secoli. La memoria storica di Zungri ricorda questo sito, come magazzini e stalle, palmenti, apiari, luoghi destinati al ricovero degli animali, ma prima sicuramente abitazioni e anche un villaggio utilizzato a scopo religioso come testimoniano le varie rappresentazioni presenti all’interno delle grotte.
La Lonely Planet ha definito l’insediamento rupestre delle Grotte di Zungri la “piccola Matera”, altri “la piccola Cappadocia” e altri ancora “la piccola Petra”.

Il Museo

Per preservare e valorizzare questo patrimonio unico, in prossimità delle Grotte è stato istituito il Museo dell’arte contadina e della civiltà rupestre. Il museo è un tuffo nelle tradizioni del passato e offre un percorso espositivo che guida i visitatori attraverso la storia e la cultura delle grotte rupestri, gli antichi strumenti e le tradizioni che i nostri avi, con grande intelletto e maestranza riuscivano ad ottenere attraverso l’uso di materiale semplice e sostenibile.

Insomma, le Grotte Rupestri degli Sbariati di Zungri rappresentano un tesoro nascosto dove storia, archeologia e natura si intrecciano; luogo ideale per chi è alla ricerca di esperienze autentiche vicino Tropea e desidera immergersi nella storia, rivelando i segreti di una vita scolpita nella pietra.
Il sito si trova in Via Indipendenza, 89867 Zungri (VV) ed è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00. Chiuso a Capodanno, Pasqua, 5 agosto e Natale.

 

A cura di Giovanni Florio


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