Il Parco Nazionale dell’Aspromonte cade interamente all’interno della provincia di Reggio Calabria e suo il nome se lo leggiamo in italiano significa duro, aspro, impervio, ma in realtà se lo leggiamo con la sua lingua d’origine, il grecanico significa candido, bianco, luminoso, lucente.
È situato nell’estremo Sud dell’Italia, tra le montagne e i 2 mari che bagnano la Calabria, lo Ionio e il Tirreno, caratterizzata da un’enorme biodiversità animale e vegetale, nonché culla di culture e popolazioni che vissero e plasmarono la Calabria.
È un territorio libero, non appartiene a nessuno se non a Madre natura, che domina, veglia, incombe e la protegge. L’Aspromonte non si visita, non si contempla solo osservando e visitando i suoi paesaggi e suoi panorami, ma ti deve penetrare attraverso un rapporto intenso e disperato fino a creare una perfetta simbiosi con la natura, diventando parte di essa.
In ogni angolo del Parco dell’Aspromonte si aprono quasi sempre paesaggi che ti tolgono il fiato. Il territorio è ricco di sentieri che ti permettono di immergerti nella natura e anche se la strada sembra molto lunga, ogni suo angolo ha un fascino storico e paesaggistico straordinario. Una diversità di ambienti che insieme fanno un unicum di bellezze naturali; infatti, il Parco dell’Aspromonte presenta molte differenze tra i versanti. Il versante tirrenico, infatti, grazie alle correnti scaricano l’umidità rendendolo molto più rigoglioso, florido e lussureggiante a livello vegetativo e di conseguenza anche la fauna trova l’habitat perfetto. Il versante jonico invece si presenta più arido e spoglio, ma che comunque regala paesaggi incantevoli e misteriosi. Entrambi i versanti erano un tempo territori ricchi a livello commerciale. Da questi periodi però subentrarono periodi bui soprattutto per tutti i paesi e i borghi arroccati nelle vette dell’Aspromonte. Mentre ci si immerge nei sentieri naturalistici del Parco Nazionale dell’Aspromonte è molto probabile che si incontrano borghi abbandonati, dove per alcuni restano solo ruderi di quelle che una volta erano case, chiese e castelli, mentre di altri dopo quasi un secolo dal loro abbandono continuano a vivere, grazie anche agli escursionisti più avventurosi, che indirettamente li tengono ancora in vita. Molti sono i paesi fantasma nel Parco Nazionale dell’Aspromonte come: Oppido Vecchia, Roghudi Vecchia, Casalinuovo di Africo, Amendolea, Ferruzzano vecchia e Brancaleone. Quasi tutti i borghi sono stati abbandonati quando una modernità miope decide di sviluppare le coste e il Nord d’Italia e di uccidere questi borghi, facendo diventare i suoi abitanti in migranti. Già fragili dal terremoto del 1905, il colpo di grazia fu dato nel 1951 quando una tremenda alluvione costrinse gli abitanti ad abbandonare definitivamente la loro casa.
Un modo per conoscere e vivere appieno il Parco Nazionale dell’Aspromonte è il Sentiero dell’Inglese. Il sentiero è dedicato ad Edward Lear, scrittore e illustratore paesaggista inglese che nel 1847 giunse in questo territorio e restò abbagliato dalla sua luminosa bellezza. Decise di percorrere gran parte di questi sentieri, molti dei quali attraversati dalla Fiumara Amendolea, cuore pulsante dell’Aspromonte, facendosi ospitare ad ogni tappa dai pastori dell’entroterra.
Oggi è il Sentiero dell’Inglese è uno dei percorsi trekking più aspri e significativi d’Europa. Un affascinante percorso di circa una settimana immersi nei territori dal fascino antico e rude, tra l’autenticità dei borghi grecanici, fitti boschi e affascinanti corsi d’acqua.
Il Sentiero dell’Inglese è un percorso di 5/6 tappe, tracciato con le marcature bianco/rosso e con targhette metalliche raffiguranti il logo dell’Inglese.
- La prima tappa ha una lunghezza di circa 18 km e parte da Pentadattilo, un borgo semi abbandonato incastonato nella roccia e dominato da cinque pinnacoli che sembrano essere le dita di una mano, da qui il suo nome, fino a giungere a Bagaladi, piccolo borgo attraversato dalla fiumara Tuccio. Qui è possibile trovare servizi di alloggio e ristorazione.
- La seconda tappa va da Bagaladi fino a raggiungere Amendolea di Condofuri. Anche questa tappa ha una lunghezza di 18 km, si attraversa borgo San Lorenzo e successivamente a quello di San Pantaleone. Dopo aver oltrepassato San Pantaleone, ci dirigiamo lungo le sponde del torrente Condofuri, che spesso si presenta quasi completamente asciutto. Questi piccoli borghi si presentano come custodi di un tempo che ormai non c’è più, quasi tutti abbandonati. Infine, procedendo lungo il letto del torrente Condofuri per un tratto, raggiungiamo la suggestiva Fiumara Amendolea, l’ultima sfida da affrontare prima di giungere al caratteristico borgo che porta lo stesso nome.
- La terza tappa va da Amendolea a Bova, considerata capitale della cosiddetta Bovesìa, ovvero l’area di cultura e lingua grecanica, oppure come la definisce Edward Lear nel suo diario l’Azzurra Bova. Per questo percorso è possibile intraprendere o questa tappa lunga all’incirca 8 km o prendendo l’anello Monte Grosso di circa 20 km. Quest’ultimo è un percorso più impegnativo, in quanto saliamo di altitudine e si è proprio nel cuore del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Da qui si percorrono sentieri dove si aprono paesaggi mozzafiato, come quello sul borgo fantasma di Roghudi, fino ad arrivare nuovamente sulla strada che porta a Bova, dove si trovano alloggi e servizi.
- La quarta tappa va da Bova a Palizzi. Questo percorso è di circa 13 km e si attraversa la valle dei Mulini, contrada agricola di Bova dove un tempo sorgevano tanti mulini ad acqua di tipo greco, alcuni dei quali ancora ben conservati. Proseguendo tra torrenti e natura aspra e selvaggia si inizia ad intravedere il castello che sovrasta Palizzi, piccolo borgo medievale famoso per i Calanchi di Palizzi: rappresentano un patrimonio naturalistico di grande rilevanza geologica e naturalistica, lì dove una volta sorgeva un fondale marino, oggi è costituito da gusci di piccoli organismi di plancton.
- L’ultima tappa è la più lunga, di circa 22 km e collega il borgo di Palizzi con Pietraspennata fino a giungere a Staiti ultimo borgo del Cammino dell’Inglese. Lasciato alle spalle il borgo di Palizzi, dopo pochi chilometri arriviamo a Pietraspennata, piccolo borgo situato a 670 metri sul livello del mare, ai piedi del Monte Punta di Gallo. Il borgo di Pietraspennata ha origini antichissime, infatti, secondo la tradizione orale, il borgo fu fondato per opera dei Cavalieri di Malta. Edward Lear nel suo “Diario di un viaggio a piedi” descrive così questo borgo: “Pietrapennata non ha niente di notevole, ma, dall’alto, immediatamente sopra di esso, apparve ai nostri occhi uno dei più stupendi panorami. Che spaccature isolate e straordinarie! Quale ampiezza e profondità del più denso bosco! Quali tenue e leggiadre linee all’orizzonte, con la distesa azzurra del mare e le lunghe pianure dal lato orientale dell’Italia! Oh, boschi rari di Pietrapennata! Io non ricordo di aver visto un posto più bello… in qualunque luogo si andrà, sarà molto difficile trovare un’altra Pietrapennata…”. Lasciata Pietrapennata passando tra lecci, felci e peri selvatici, nate da rocce arenarie, carbonatiche e granitiche raggiungiamo i ruderi di Santa Maria dell’Alìca, un complesso di edifici religiosi costruito a partire dal XII sec. Il cammino prosegue verso Monte Ceresia per poi scendere fino a Staiti, una piccola gemma bizantina di circa duecento abitanti dove troveremo l’autentica accoglienza calabrese.
Buon Cammino